Vacanza in bicicletta per 6 mesi l’anno, lavoro per i restanti periodi. Benedict, un 35enne americano, scorrazza a bordo della sua bici in giro per il mondo. Ed è felice. In barba agli stereotipi che il lavoro mobilità l’uomo.
Benedict sostiene che lavorare sia innaturale, oltre al fatto che a lui proprio non piaccia. La sua missione comincia dopo il college. E attenzione, non era uno studente somaro. Anzi: ha una laurea in scienze della nutrizione.
Vacanza in bicicletta in giro per il mondo: “Una missione”
E’ sempre stato molto attento a quello che mangia, Benedict. Ha sempre dichiarato fin dai tempi dello studio che avrebbe lavorato quanto bastava per fare quello che più gli piaceva: girare il mondo a bordo della sua bici.
Benedict, che guadagna lo stretto necessario per potere permettersi di viaggiare rivendendo pezzi di bici, come pescatore o guida turistica, sostiene con forza: “Lavorare è innaturale”.
Niente conto in banca, ma è felice: “Lavorare è innaturale”
Cultore di antropologia, Benedict ha teorizzato come il lavorare per vivere sia un concetto da potere declinare in chiave moderna. Non ha un conto in banca, non sa quanti soldi effettivamente dispone: spesso quelli guadagnati li ripone in sacchetti che seppellisce. E magari a distanza di tempo si scorda pure dove. Ma è felice. Lavora quel tanto che basta per finanziare i 6 mesi di vacanza, poi parte. E arrivederci all’anno prossimo. Chissà dove.
La sua fedele compagna di vita è la bicicletta. Ne possiede una ventina. E per lui è una forma di terapia: se non ha la sua bici gli vengono gli attacchi di panico. La bici è la sua via di fuga.
Uomo delle caverne? Uomo anti-modernità? No, niente di tutto questo. Niente famiglia, figli. Ma neanche debiti con le banche. Non rinuncia però alla sua connessione a internet, dove si diverte con Instagram. Anzi, Benedict ama le comodità della vita moderna. Solo che non vuole diventarne schiavo. Spende ciò che può. E si accontenta. Saggio a 35 anni. “Un privilegio”. Parola di Benedict.
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