Tascio è una delle espressioni dialettali più utilizzate a Palermo. E’ un sottile sillogismo che abbraccia un preciso stile di vita. Il termine viene ironicamente apostrofato tra i vicoli dei quartieri e gli sguardi stizziti della gente comune.
Il “Sei un Tascio” non è un qualcosa che si impara sui libri di scuola, non è da tutti. E’ un’accezione che identifica un atteggiamento, un linguaggio o un preciso gusto nel scegliere componenti di vario tipo. Non c’è distinzione di genere o d’età.
E’ un marchio di fabbrica che amplifica le gesta e le azioni del soggetto interessato, quasi sempre l’unico a non rendersi conto di nulla. Forse neanche nel caso di Balotelli, nato da queste parti per un gioco della sorte.
Tascio a Palermo è uno stile di vita, il vero identikit siciliano
Probabilmente l’origine della parola Tascio è da ricercare nella tradizione anglosassone “Trash“, ovvero “spazzatura”.
Altre fonti sottolineano la vicinanza con il paese più snob d’Europa, quella Francia che sovente tende a guardarci con distacco ed aria di superiorità. C’è chi indica nel “Est Tasché“, traduzione di “sporco”, la vera natura del vocabolo, successivamente rielaborata nel gergo locale.
Chi è il Tascio a Palermo? Le chiavi di lettura sono svariate. Iniziamo nell’affermare che è un individuo che si distingue per discutibili scelte estetiche.
E’ solito manifestare in maniera quasi sfacciata, un’apparente sensibilità e delicatezza. Nella scelta del vestiario privilegia modelli grottescamente attillati ed abbinamenti molto sgargianti. Tra gli accessori non mancano crocifissi, collane d’oro e le firme della grande moda, non importa se contraffatti.
Relativamente al look, ama i capelli rasati, doppi tagli, creste impiastrate con pomate luccicanti e gel. Nel guardaroba non possono mancare canotte, camice aperte e maglie a girocollo.
Per natura tende a spingersi oltre ogni soglia di decenza e pudore. Non si accontenta facilmente e fa di tutto per attirare le attenzioni di estranei passanti.
Un cavallo di battaglia è la musica neo-melodica d’ascoltare in auto a volumi assordanti e con i finestrini sempre abbassati.
In città giornalmente scorrazzano vecchie utilitarie minuziosamente elaborate grazie a kit d’autentici fanatici del sound. Piccoli abitacoli dotati d’incredibili impianti sonori, il cui costo d’installazione supera abbondantemente il reale valore del veicolo.
Non solo a quattro ruote, è solito districarsi in sella a ciclomotori quasi sempre truccati, impennando indisturbato per le vie del centro. Non curante delle norme in materia di sicurezza, a volte sul motorino trasporta l’intero nucleo familiare. Il casco? Ovviamente neanche a parlarne e l’agente stradale è lo “sbirro” di turno da evitare tassativamente.
Tra le altre note di colore, si avvale di un linguaggio poco forbito, al punto da masticare ogni forma di congiuntivo. Da qui il il collegamento con il termine “scafazzato“.
Durante I weekend estivi chi ha la possibilità abbandona la città e raggiunge “u villino“, in cerca di un momento di relax. La destinazione più trash? Il Lungomare di Carini, un tratto di costa con tanto di divieto di balneazione, dove il buon gusto incontra la natura!
Una volta in spiaggia, non mancano specialità gastronomiche d’assaggiare in riva al mare, quali teglie di pasta al forno ed in generale lo street food palermitano.
In una gerarchia ideologica occupa l’ultima ruota del carro, spesso sono sufficienti pochi istanti per etichettarlo. Per i meno avvezzi è l’equivalente di coatto, tamarro, grezzo e burino.
Mah….si nasce o si diventa?
Bella domanda, il quesito è di difficile risposta, un pò come l’uovo o la gallina. In molti casi è plausibile pensare che rappresenti un elemento distintivo insito di una persona.
Un bisogno o uno stato mentale che si esprime attraverso continue “tasciate“, ovvero comportamenti che evidenziano il reale animo del fenomeno di turno
Quando si fa riferimento ad un gruppo o una massa circoscritta, si parla di “tasciume“, simbolicamente un piccolo gregge al quale aggregarsi o da cui fuggire.
I palermitani detengono gelosamente il copyright del termine, molto in voga dalle nostre parti, al punto da rappresentare un vero must. Si pronuncia con moderato disprezzo, rigorosamente con la “o” finale. A volte per suggellare ed enfatizzare con maggiore vigore la persona in questione, compare secondo una versione rafforzata con “tascio forte“.
Tra i mestieri più in voga, impossibile non citare il posteggiatore o parcheggiatore abusivo, con tanto di fischietto, abusivo anche quello.
Il prototipo di tascio non va confuso con il “Gargio“, quest’ultimo si contraddistingue per l’ostinazione nel vantare un tenore di vita superiore alle proprie possibilità.
Girando per il capoluogo è facile imbattersi in gag e battute goliardiche, da decenni è oggetto di studio. L’obiettivo è discernere l’etimologia e la concreta essenza.
Un esempio lampante? Come dimenticare la versione restaurata di Ghost, con attori del calibro di Patrick Swayze e Demi Moore, alias rispettivamente Gelsomino e Rosy.
Quante volte ci siamo beccati un due di picche perché catalogati secondo questa veste? E tu con il sorrisetto che stai leggendo questo post, quanto sei tascio da 1 a 10?
https://www.youtube.com/watch?v=0JxCYVazazk
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