Nel linguaggio comune, terrone è la parola più apostrofata per indicare i meridionali. Un marchio di fabbrica che da generazioni sintetizza un semplice sberleffo nei confronti delle popolazioni del sud. Un gioco tra le parti inscenato insieme ai polentoni settentrionali, quest’ultimi considerati freddi ed insipidi, al pari del loro piatto più popolare.
Tra le due fazioni è un continuo tira e molla, una rivalità che si rinnova nel tempo, oggetto di satira e politiche sociali. Il vezzeggiativo esprime un limite di demarcazione tra due poli geografici ed un ideologico spartiacque del mezzogiorno.
In passato utilizzato solamente con tono dispregiativo, recentemente ha assunto un differente valore etico, al punto da imprimere una maggiore coesione e consapevolezza tra la gente comune.
Il meridionale non si offende più. Intorno allo sfottò fa squadra, gridando a gran voce un repentino riscatto istituzionale, difendendo con orgoglio identità e paternità del luogo nativo. Il termine non opprime più, anzi paradossalmente rende gli individui più liberi.
Terrone e meridionali: storia ed origine del termine
Quale è l’etimologia della parola terrone? Perché i nativi del sud Italia sono associati a questo pseudonimo? Scopriamo insieme storia ed origine di uno dei termini più chiacchierati lungo l’intero stivale.
L’Accademia della Crusca afferma che il vocabolo viene registrato per la prima volta da Bruno Migliorini nel 1950 nell’appendice al Dizionario moderno di Alfredo Panzini. L’espressione è coniata nei grandi centri urbani della penisola per classificare gli abitanti delle regioni meridionali, menzionando come confine “da Roma in giù”.
La sua natura va ricercata nella figura del contadino, nella veste di villano e cafone, dedito alla coltura dei campi, in un’area caratterizzata da un’agricoltura arretrata.
Il dizionario sottolinea che il costrutto di “terra” ed il suffisso “one” rimandano ad altre possibili chiavi di lettura:
- incrocio di terre(moto) e meridi(one)
- mangiatore di terra
- persona dalla pelle scura simile alla terra
- originario di terre soggette a terremoti
Nel corso dei decenni lentamente la locuzione terrone perde l’accezione di “cumulo di terra” per materializzare l’attenzione su “colui che zappa la terra“.
Si possono ipotizzare due versioni a cui associare l’espressione:
- il semplice mestiere del contadino senza alcun’altra allusione
- una connotazione negativa, un insulto a chi assumeva un atteggiamento poco forbito, tipico del mondo agricolo.
Sempre il Migliorini aggiunge che durante la seconda guerra mondiale in quel di Trento è coniata “Terronia“, in riferimento all’intero comparto geografico del sud Italia, principale fornitore di burocrati e poliziotti.
La genesi della parola è molto più antica ed il vocabolo è ripreso anche in francese, spagnolo e portoghese. Fonti storiche testimoniano la presenza del cognome fin dal XIV secolo, con attestazioni anche nel XVII secolo.
Ancora oggi il nome di famiglia risulta in uso, secondo due versioni: Terroni principalmente nella provincia di Parma e Terrone distribuito in Campania e Puglia. Nel territorio transalpino sono presenti varianti quali Terròn o Teron.
In epoca più recente, oltre alle pittoresche dichiarazioni legate alle vicende di Bossi e la Lega Nord, da non dimenticare sono le mimiche di Aldo&Giovanni&Giacomo, dove un Conte Dracula dal marcato accento siciliano viene rapidamente etichettato come “un Terrun“.
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